VALERIO ZEZUR

CHI SONO

Chi è Valerio Zezur

L’arte come atto di sopravvivenza

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Artista poliedrico, pittore e scultore, Valerio Zezur è una voce autentica e profonda nel panorama dell’arte contemporanea. Le sue opere astratte e materiche raccontano molto più che emozioni: sono la testimonianza viva di un’esistenza complessa, dolorosa, ma incredibilmente resiliente.

CHI SONO

Name: Valerio Zezur

Anno: 2001

Nato in: Ucraina

Mi sento un cittadino del Mondo, nato in Ucraina, cresciuto in Sicilia ma trasferito in Lombardia. Oggi vivo nel Veneto a pochi passi dal mare.

Mi chiamo Valerio Zezur e sono un artista. Ma prima ancora, sono un sopravvissuto.
L’arte per me non è una scelta, è una necessità. È stata – e continua ad essere – il mio modo per restare in piedi, per trasformare il dolore in forza, la rabbia in colore, il silenzio in materia.

Sono nato nel 2001 in un piccolo villaggio dell’Ucraina. La mia vita è cominciata tra le crepe: a tre anni ho perso mia madre per una malattia e poco dopo anche mio padre, morto in carcere. Da quel momento io e mio fratello siamo stati affidati a un orfanotrofio statale, un luogo duro, freddo, dove l’amore era assente e la sopravvivenza era tutto. Ricordo punizioni severe, fame, paura. Crescere lì significava imparare presto che nessuno ti protegge, che ogni gesto ha un prezzo, e che la dolcezza è un privilegio raro.

A undici anni sono stato adottato da una famiglia italiana e portato a Palermo. Pensavo di aver trovato la mia nuova casa, ma dopo pochi anni tutto è crollato di nuovo. Quando ho scoperto e dichiarato di essere gay, sono stato respinto, umiliato, persino picchiato. Mi hanno fatto sentire sbagliato, come se il mio modo di amare fosse qualcosa da nascondere o da cancellare. Sono finito di nuovo in comunità. E lì, a quindici anni, senza punti di riferimento, mi sono trovato a vivere per strada, a dovermi arrangiare, a vendere me stesso per sopravvivere. A volte in cambio di un pasto, altre per un posto dove dormire.

Un uomo adulto, incontrato per caso, mi ha offerto protezione. Mi ha preso in affido. Pensavo di aver trovato qualcuno che volesse prendersi cura di me. Ma anche quella volta, la realtà era un’altra. Il rapporto si è presto trasformato in un gioco di potere, in cui l’affetto si mescolava a richieste ambigue e scambi che non avrei mai voluto accettare. Mi sono sentito incastrato, usato, ma anche lì ho trovato la forza di fuggire.

Sono arrivato in Lombardia, dove ho potuto completare gli studi al liceo artistico di Monza. Lì ho iniziato a respirare. Lì ho capito che le mie mani potevano creare qualcosa che fosse mio. Qualcosa che nessuno poteva portarmi via.

Da qualche anno vivo in Veneto, in un piccolo paese vicino al mare, con due amici che oggi chiamo famiglia. Abbiamo una casa, un cane, un gatto e finalmente un equilibrio. Ho uno studio dove ogni giorno creo, libero, senza più paura. La mia arte è fatta di tutto quello che ho vissuto: cemento, metallo, corde, sabbia, acrilici, legno. Non seguo una tecnica sola. Seguo l’istinto. Ogni opera è un pezzo della mia storia: i miei incubi, le mie ferite, i sogni, le paure e anche le speranze.

Non cerco di piacere, cerco di dire la verità.
Chi guarda le mie opere entra nella mia pelle.
E scopre che anche da un’esistenza lacerata può nascere qualcosa di potente, vero, vivo.